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Gatti, la sterilizzazione

La sterilizzazione per la nostra gatta e la castrazione per il nostro gatto sono un atto d’amore. Sono interventi vantaggiosi sia dal punto di vista del controllo delle nascite, sia dal punto di vista della salute dei nostri mici.

Questione di numeri
Il manifesto riportato qui a sinistra parla chiaro: le capacità riproduttive dei gatti non sono da sottovalutare! Da una gatta possono nascere dai 12 ai 15 gattini in un anno. Probabilisticamente, la metà di questi sarà femmina e a sua volta potrà dare origine ad altrettanti gattini, che andranno a sommarsi a quelli che contemporaneamente avrà dato alla luce la gatta d'origine. Moltiplicando per qualche anno viene una cifra spaventosa! La fine che fanno questi gattini molto spesso è tragica: molti di questi vengono uccisi, altri abbandonati. I più fortunati vengono raccolti dai volontari dei gattili e solo pochi di questi adottati. Quindi perché non affrontare il problema alla radice, ovvero controllando le nascite? Uccidere o abbandonare un animale è un reato.

La salute
Anche se la gatta vive esclusivamente in casa, si dovrebbe considerare seriamente la sterilizzazione. Fare calori a vuoto (senza fecondazione) comporta un'incremento significativo del rischio di sviluppare il cancro all'utero e alle ovaie. La sterilizzazione, poichè impedisce alla micia di andare in calore, ne annulla il rischio. Similmente anche nel maschio la castrazione elimina il rischio di sviluppare il cancro ai testicoli.

Il comportamento
Anche il comportamento viene influenzato dalla sterilizzazione o castrazione.
La gatta normalmente va in calore 3 o 4 volte all'anno e durante questo periodo miagola sonoramente e cerca di scappare di casa. Se la gatta va molte volte in calore senza avere la possibiltà di copulare, puó sviluppare problemi quali depressione, anoressia, diarrea e vomito. La sterilizzazione eviterá tutti questi problemi.
Nei maschi la castrazione influenza molto il comportamento: i mici castrati sono molto meno territoriali, raramente spruzzano urina per marcare il territorio, e comunque la loro urina non ha un odore altrettanto forte. I gatti castrati sono molto piú docili, piú facili da gestire e non si allontanano da casa per lunghi periodi in cerca di una o più femmine come farebbe un gatto intero. Il gatto castrato non lotta, non si ferisce e non contrae malattie infettive come il suo compagno intero, poichè non sente lo stimolo della riproduzione.

L'intervento
Castrazione e sterilizzazione sono ormai diventati interventi di routine per i veterinari. Normalmente il gatto torna a casa in giornata dopo l'operazione.
Solitamente per le femmine si applica l'ovariectomia, che corrisponde all'asportazione delle ovaie. Più raramente e solamente in casi particolari si procede con un ovarioisterectomia, ovvero l'asportazione dell'utero e delle ovaie. In entrambi i casi la gatta non va più in calore e non è più fertile.
Nel maschio, l'asportazione dei testicoli è detta orchiectomia ed è un intervento che di per sé dura poco più di 10 minuti. Spesso non vengono nemmeno messi punti di sutura, tanto è piccola la ferita.

Quando sterilizzare?
Ci sono varie correnti di pensiero riguardo al momento più opportuno per sterilizzare: alcuni ritengono di aspettare il primo calore, altri invece parteggiano per la sterilizzazione precoce, ovvero dopo il 3° mese. In generale si tende a sterilizzare la gatta intorno ai 6 mesi e il maschio intorno agli 8 mesi. Tuttavia non è mai troppo tardi, un gatto può essere sempre sterilizzato o castrato. Tuttavia, specialmente nel maschio, più si aspetta e meno sarà probabile eliminare i comportamenti fastidiosi tipici del gatto intero, come per esempio spruzzare urina per marcare il territorio.

Pre e post intervento
Il veterinario dovrà aver accertato lo stato di salute prima di procedere con l'operazione. Talvolta, se il proprietario lo richiede, analizza alcuni valori del sangue. Poichè l'intervento si esegue in anestesia totale, il gatto deve essere digiuno da almeno 8-10 ore. Anche la ciotola dell'acqua va tolta 2-3 ore prima dell'intervento.
Dopo l'intervento il gatto potrebbe impiegare qualche giorno prima di smaltire completamente l'anestesia. Potrebbe barcollare, avere allucinazioni (sono causate da alcuni tipi di anestetico) oppure dormire molto. È tutto normale e non c'è da preoccuparsi. Il veterinario prescriverà un antibiotico e fornirà tutti i consigli del caso. In particolare bisogna fare attenzione a che il gatto non lecchi eccessivamente la ferita, correndo il rischio di aprirla. Per evitare che il gatto si lecchi ci sono vari metodi: dal classico collare elisabettiano, ad un collare-bavaglia morbido che si può realizzare in casa, ai cerotti. Tutto dipende dal gatto e dalla sua insistenza nel leccare.


Articolo a cura di =Kiara=

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